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Torres del Paine, tre Cime di Lavaredo e Torri del Vajolet: montagne simili ma diverse

Torri di roccia: le Torres del Paine nella Patagonia cilena, le tre Cime di Lavaredo e le Torri del Vajolet nelle Dolomiti. Spesso mi sorprendo di come la natura possa creare degli ambienti e delle “costruzioni” molto simili anche se a migliaia di chilometri di distanza. In realtà è comprensibile, visto che i processi naturali sono gli stessi che regolano tutto il globo terrestre. Ma come è possibile che il vento, l’acqua e gli agenti atmosferici possano scolpire la roccia in forme simili in diverse parti del mondo? E’ qualcosa che mi ha sempre affascinato. Il processo è il medesimo, ma il risultato è sempre diverso, anche se molto simile.

Sto parlando di formazioni rocciose e geologiche simili a torri, come abbiamo visto in Patagonia nel Parco Nazionale Torres del Paine in Cile. O che possiamo ammirare anche vicino a casa nel nostro paese, le tre cime di Lavaredo nelle Dolomiti. Per forma, dimensioni e composizione mineralogica sono torri completamente diverse, eppure sono 3 le Torres del Paine come sono 3 le Cime di Lavaredo. E continuando, sono 3 le cime delle Torri meridionali del Vajolet nel gruppo dolomitico del Catinaccio (le torri totali sono in realtà 7!). Sembra pianificato, ma in realtà è frutto del caso. E’ qualcosa di tanto affascinante quanto difficile da comprendere: il lavoro della natura.

Vediamo in questo articolo le differenze che stanno alla base di queste montagne e capiamo quali processi geologici simili le hanno formate.

Torres del Paine: le torri di granito delle Ande in Patagonia

Parco Torres del Paine Mirador trekking

Il Parco Nazionale Torres del Paine, dichiarato riserva della Biosfera dall’Unesco, è situato nell’estremo sud del Cile, in Patagonia. Il massiccio del Paine fa parte della catena montuosa delle Ande patagoniche, dove si trovano importanti cime granitiche sopra i 3.000 metri. Le Ande patagoniche sono classificate come Ande australi o meridionali, che si sono formate per la collisione tra la placca oceanica, nominata placca di Nazca, con la placca sudamericana, avvenuta circa 200 milioni di anni fa. L’orogenesi (processo di formazione di una catena montuosa) delle Ande meridionali è stata quindi causata da obduzione della crosta oceanica (la porzione di crosta oceanica si è accavallata e sovrapposta sulla crosta continentale).

Composizione geologica

Dal punto di vista geologico, la maggior parte del massiccio del Torres del Paine è composto da rocce sedimentarie del periodo Cretacico (145 – 65 milioni di anni fa). Nel periodo del Miocene (da 23 a 5 milioni di anni fa) si sono poi verificate delle intrusioni di magma entro queste rocce sedimentarie preesistenti, generando dei laccoliti. Un laccolite è una massa rocciosa convessa verso l’alto (una specie di collinetta) formatasi per intrusione di magma in rocce stratificate (sedimentarie). Si è pertanto formata una base di roccia magmatica intrusiva (di cui trovate definizione e classificazione in questo articolo Come si formano le rocce: pillole di geologia dagli USA Ovest) che forma il massiccio del Paine. La roccia magmatica intrusiva in questione è il granito.

Intrusione di una massa magmatica che “curva” verso l’alto gli strati di rocce sedimentarie sovrastanti (immagine tratta dall’Enciclopedia Treccani online)

Successivamente gli agenti atmosferici e l’erosione glaciale hanno scavato gli strati di roccia sedimentaria, scolpendo le montagne del massiccio del Paine nella loro forma attuale. In questo modo le tre Torres del Paine sono quindi emerse: gli agenti esogeni hanno eroso completamente gli strati di roccia sedimentaria, lasciando visibile solamente il più resistente granito. La forma delle tre torri ricorda proprio la forma delle “intrusioni” di masse magmatiche, spinte verso l’alto dalla pressione.

Origine del nome

Il termine Paine che le descrive deriva dalla lingua dei nativi Tehuelche e significa “blu”, dato che il massiccio si può colorare di riflessi blu a seconda della posizione del sole. La prima Torre a sinistra è la Torres Sur di Agostini, la più alta delle tre con 2.850 metri (non sembra la più alta, ma è solo questione di prospettiva), scalata per la prima volta nel 1963 da una spedizione del CAI di Monza. Completano il trio la Torre Central (2.800 metri), e a destra la Torre Norte Monzino (2.290 metri) scalata nel 1957 dall’esploratore italiano Guido Monzino.

Torres del Paine Patagonia cilena
Le tre Torres del Paine viste dal Mirador Las Torres

In questo altro articolo raccontiamo come abbiamo raggiunto il Mirador Las Torres nel nostro trekking di 3 giorni nel Parco Nazionale Torres del Paine (cliccate qui)

Le tre Cime di Lavaredo: il simbolo delle Dolomiti

Tre cime di Lavaredo

Le Cime di Lavaredo sono il simbolo più famoso delle Dolomiti, Patrimonio Mondiale dell’Unesco, situate nelle Dolomiti di Sesto e raggiungibili dal Lago di Misurina. La cima centrale è la più grande, con i suoi 2.999 metri, mentre la cima Ovest (che solitamente si vede sulla destra) arriva a 2.973 metri. Completa il trio la cima Est, con 2.857 metri.

Composizione geologica

La geologia delle tre Cime di Lavaredo si spiega con il processo di formazione delle Dolomiti. Formazione delle Dolomiti che racconto in maniera più dettagliata in questo articolo: Come si sono formate le Dolomiti: dagli atolli corallini al minerale dolomite (cliccate qui).

In questo articolo ci soffermiamo sul periodo di formazione di queste tre Cime, ossia il Norico, che corrisponde a 228 milioni di anni fa. In quel periodo infatti la zona delle Dolomiti è completamente sommersa da un mare caldo. Nel periodo Norico si deposita la Dolomia principale, stratificandosi con spessore superiore ai 1.000 metri. La dolomia infatti è una roccia sedimentaria organogena, che si forma per deposito di sostanze carbonatiche derivanti dall’attività di esseri marini quali spugne e coralli. la Dolomia Principale costituisce la base delle cime più famose del Cadore e del Bellunese: il Civetta, le 5 Torri, il Cristallo e le tre Cime di Lavaredo.

Verso la fine del Cretacico (80-65 milioni di anni fa) gli strati di dolomia principale accumulatisi sui fondali marini cominciarono ad emergere. In questo periodo il continente europeo e quello africano entrarono in collisione facendo emergere dal mare tutta la struttura dei fondali dolomiti e, più in generale, tutto l’arco alpino. A quel punto l’azione severa degli agenti atmosferici ha modellato ed eroso i rilievi emergenti. I detriti così si accumularono a valle, trasportati da fiumi e torrenti, formando la Pianura veneta Orientale.

Differenze rispetto alle Torres del Paine

Le tre Cime di Lavaredo rappresentano i tipico paesaggio dolomitico: l’alto grado di rigidità della dolomia porta infatti alla formazione di fratture e crea pendii accidentati fatti di torri e pareti verticali con mantelli detritici alla loro base (come si vedono alle base delle tre cime). Le tre Cime di Lavaredo, rispetto alle Torres del Paine, sono quindi completamente diverse come composizione rocciosa (dolomia rispetto a granito) e si presentano con un aspetto più “massiccio”, dovuto al fatto che esse derivano da strati di dolomia sedimentata. Se provate infatti a guardare le tre cime dal lago di Misurina, vi sembreranno irriconoscibili, proprio perché si nota il massiccio ma non le tre cime distinte. Queste si delineano e si osservano solo dal versante opposto, dal rifugio Locatelli.

Cime Lavaredo differenze Torres del Paine
Il blocco roccioso delle Cime Lavaredo visto dal basso dal Lago di Misurina

Al contrario le Torres del Paine svettano verso il cielo con forme più slanciate e riconoscibili da ogni direzione, proprio perché derivano da masse intrusive di roccia magmatica penetrata in strati di roccia sedimentaria.

Le Torri del Vajolet: vette di roccia nel gruppo del Catinaccio

Trekking torri del vajolet

Per finire, è doveroso citare anche le famose Torri del Vajolet. Recentemente siamo stati al Rifugio Re Alberto I, che sorge proprio dinanzi alle torri. Trovate a questo link l’articolo dove racconto dell’itinerario di trekking di 2 giorni nel Catinaccio tra ke Torri del Vajolet (cliccate qui). Le Torri del Vajolet sono delle guglie composte da dolomia, situate nel gruppo del Catinaccio, il massiccio delle Dolomiti situato nella Val di Fassa, nel parco Naturale dello Sciliar.

Nel Catinaccio si può ammirare in modo particolare il fenomeno dell’Enrosadira (tipico anche nel resto delle Dolomiti ma qui più accentuato), quando le cime di dolomia si tingono di rosa all’alba e al tramonto. In tedesco infatti il Catinaccio viene chiamato Rosengarten, ossia “giardino di rose”, in onore della leggenda del giardino del re Laurino che dava il colore rosato alle montagne (per saperne di più clicca qui per il nostro articolo: Enrosadira: perché le Dolomiti si tingono di rosa all’alba e al tramonto

Le Torri del Vajolet in realtà sono 7 e non tre come le Cime di Lavaredo o le Torres del Paine. Tuttavia, la loro forma iconica è caratterizzata tre cime, quelle riconoscibili dal versante del rifugio Re Alberto e passo Santner. La cima più alta viene chiamata Torre Principale, che arriva a 2.821 metri.

Composizione geologica

Il gruppo del Catinaccio è caratterizzato da una successione sedimentaria formata da rocce vulcaniche risalenti al Permiano superiore (280-274 milioni di anni fa), definite come porfidi della Val d’Adige, poi da Arenarie della val Gardena e infine dalla Dolomia dello Sciliar. Questa tipologia di dolomia si è formata grazie alle prime scogliere coralline del periodo Triassico (240 milioni di anni fa). Lo Sciliar, massiccio montuoso nella provincia di Bolzano, formava con il gruppo del Catinaccio un’unica piattaforma carbonatica, con scogliere e scarpate verso Nordest (Sciliar e Altopiano di Siusi) e verso Sudest (Catinaccio e Roda di Vael).

Enrosadira Dolomiti
Il fenomeno dell’Enrosadira al tramonto sulle Torri del Vajolet

In questo complesso roccioso, gli strati orizzontali di dolomia delle Torri del Vajolet costituivano le aree di mare basso, ossia le zone affioranti delle scogliere coralline. In queste zone, i più recenti depositi marini sono la Dolomia dello Sciliar e i depositi vulcanici. Le rocce formatesi successivamente sono state erose dagli agenti atmosferici. Infatti, il massiccio del Catinaccio risulta diviso, a causa di movimenti tettonici e fratture, in creste (Catinaccio), torri (Torri del Vajolet e Torri del Latemar), punte e cime dentellate. Inoltre, la presenza ed il lavoro di erosione di successivi ghiacciai si nota nelle forme e cime arrotondate delle Torri del Vajolet.

Differenze rispetto alle Cime di Lavaredo e Torres del Paine

In definitiva, le Torri del Vajolet sono simili alle tre cime di Lavaredo nella loro “forma”: un blocco massiccio di roccia sedimentaria erosa, a differenza delle punte slanciate dovute ad intrusione di roccia magmatica che ha formato le Torres del Paine. Tuttavia, la differenza delle Torri del Vajolet rispetto alle tre Cime di Lavaredo sta nella loro composizione. La roccia di cui sono formate le Torri del Vajolet è la Dolomia dello Sciliar, risalente a 240 milioni di anni fa (periodo dell’Anisico). Mentre nel caso delle Cime di Lavaredo si tratta di Dolomia Principale. Nel Norico infatti (228 milioni di anni fa), a causa di un innalzamento del livello del mare, si verificò la deposizione di importanti strati proprio di Dolomia Principale. Caratteristica della Dolomia Principale è la ciclicità, riconoscibile su tutte quelle pareti dolomitiche composte da strati regolari.

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