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Come si sono formate le Dolomiti: dagli atolli corallini al minerale dolomite

Le Dolomiti sono un gruppo di rilievi montuosi che si sviluppa nell’arco delle Alpi orientali, tra Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia. Questi rilievi sono stati riconosciuti dall’Unesco come “Patrimonio mondiale dell’Umanità” nel 2009, e costituiscono un tesoro di valore inestimabile, le cui radici storiche arrivano a 300 milioni di anni fa. La loro unicità deriva dalla loro formazione geologica e dal minerale dolomite di cui le rocce sono composte.

Le Dolomiti sono la patria delle escursioni e dei trekking: per questo approfondiremo alcuni aspetti legati alla formazione di queste montagne, in maniera tale da vivere le nostre escursioni in modo più consapevole. Tra la leggenda dei Ladini, la roccia dolomia, il minerale dolomite, il marchese Déodat de Dolomieu e gli atolli corallini, ripercorriamo 300 milioni di anni di storia.

La leggenda dei Ladini

I Ladini, gli antichi abitanti delle zone dolomitiche, chiamavano le Dolomiti “Monti Pallidi”, a causa dei colori chiari delle rocce. Nel regno delle Dolomiti, la leggenda narra che il figlio del re aveva sposato la figlia del re della luna. Un triste destino però li accomunava, visto che il principe non avrebbe potuto sopportare l’intensa luce della luna mentre la principessa provava malinconia a causa delle cupe montagne e dei boschi ombrosi.

Così un giorno, il principe incontrò il re dei Silvani, i nani dei boschi, che vagavano alla ricerca di un posto dove stare. Il principe allora concesse loro la terra dove vivere, ed in cambio i Silvani cominciarono a filare i raggi della Luna per tessere sulle montagne una rete luminosa e biancastra. Così fecero diventare lucenti e chiare le montagne del regno e la principessa della Luna riuscì a vivere nella pace dei quel regno.

Origine del nome: la scoperta del minerale dolomite

Dal punto di vista scientifico, il nome delle Dolomiti deriva dal marchese e geologo francese Déodat Guy Silvain de Dolomieu, che nel 1792 scoprì la roccia che venne poi nominata in suo onore. Infatti il marchese, durante una passeggiata tra i monti, raccolse alcuni campioni di una roccia strana, simile al calcare, ma molto più chiara. Dopo attente analisi, quella roccia presentava un minerale non ancora classificato, un carbonato doppio di calcio e magnesio poi chiamato dolomite, proprio in onore del suo scopritore. E di conseguenza la roccia composta dal minerale dolomite fu chiamata dolomia (per leggere la distinzione ed il legame tra rocce e minerali, potete leggere questo articolo: Rocce e minerali, pillole di geologia dagli USA ovest (cliccate qui)).

Minerale Dolomite rocce
Un esempio di minerale Dolomite (immagine tratta da Wikipedia)

Scoperto quindi verso la fine del settecento, il minerale dolomite venne poi conosciuto da molti nel corso dell’ottocento, quando queste montagne si affermarono tra i turisti con il nome di Dolomiti.

Rispetto alle rocce calcaree, il più alto grado di rigidità delle Dolomiti porta alla formazione di fratture e crea pendii accidentati fatti di torri e pareti verticali con mantelli detritici alla loro base (elementi del paesaggio dolomitico).

Una curiosità relativamente al marchese Dolomieu: inaugurato a Cortina, il Dolomieu Panoramic Trail, un bellissimo sentiero panoramico che collega la località Rio Gere a quota 1.691 metri di altitudine al Rifugio Faloria (2.190 mt.), trovate a questo link il sito ufficiale con tutte le informazioni relative al sentiero: http://www.dolomieutrail.it/

La formazione geologica

La storia delle Dolomiti inizia 270 milioni di anni fa: le terre emerse sono unite in un unico continente, chiamato Pangea, ed un’importante attività vulcanica ricopre un’area che sarebbe poi diventata la base delle Dolomiti. L’erosione di questa base di roccia magmatica, nota come porfido, ha creato un paesaggio arido, desertico e sassoso.

260 milioni di anni fa, il mare ricopre tutta quest’area sassosa e comincia a formarsi uno strato di calcare sopra al precedente porfido. Questo a causa dell’attività organica di molluschi, coralli e spugne che formano una sorta di “piattaforma” carbonatica, a base di calcite, grazie ai loro resti di gusci o scheletri calcarei. I coralli infatti utilizzano il minerale calcite per creare i propri gusci esterni e la loro attività crea enormi depositi.

In questo modo, le rocce che si formavano erano calcari e dolomie, che raggiungevano centinaia di metri di spessore. La struttura di queste rocce seguiva l’andamento dei fondali marini e soprattutto degli atolli corallini. Un atollo è una scogliera corallina circolare, che rivediamo oggi nelle Dolomiti: queste montagne sono infatti composte da “gruppi” separati tra loro: si tratta dei vari atolli che erano tra loro separati dal mare.

65 milioni di anni fa il continente europeo e quello africano entrarono in collisione facendo emergere dal mare tutta la struttura dei fondali dolomiti e, più in generale, tutto l’arco alpino. Questo evento fu alla base del processo di orogenesi di queste montagne (orogenesi=processo di formazione di un rilievo montuoso). Successivamente, le rocce si trovarono esposte agli agenti esogeni (agenti esterni come vento e acqua) che ne plasmarono la forma fino a renderle le montagna che noi vediamo ora.

Dolomitizzazione

Nella storia raccontata qui sopra un processo fondamentale riguarda la formazione del minerale dolomite a partire dalla calcite. La dolomite si forma per un processo di diagenesi (diagenesi=cambiamento chimico-fisico subito da un sedimento) da roccia calcaree in cui circolano soluzioni acquose ricche di magnesio.

Con la dolomitizzazione aumenta la fragilità della roccia. Il processo si svolge normalmente in ambiente marino ed è dovuto ad una sostituzione degli ioni calcio del carbonato di calcio (il minerale calcite) con gli ioni magnesio attraverso le soluzioni di sali di magnesio presenti nell’acqua di mare. Roccia più fragile che determina le caratteristiche salienti del paesaggio dolomitico: gli enormi crolli che avvengono nel tempo creano accumuli di detriti e sassi creando i ghiaioni alla base delle cime (ghiaione=accumulo di materiali rocciosi).

Torri Vajolet minerale dolomite
Le Torri del Vajolet, un blocco di 7 cime di dolomia nel gruppo del Catinaccio, in provincia di Bolzano. Le Torri sono separate dai rilievi circostanti da tipici ghiaioni su cui si snodano i vari sentieri di trekking

Ci sentiamo presto con nuovi racconti di trekking nelle Dolomiti nell’articolo di questo giovedì!

2 comments

  1. Ciao per caso ho letto i vostri dettagliati consigli per le escursioni in Val di Fassa,vorrei approfittare per chiedervi quale dei due itinerari è più consigliato sia in termini di difficoltà che paesaggistici per arrivare al lago di Antermoia,quello dal rifugio Michelini oppure da Vigo passando per Gardeccia ,Torri Vajolet ecc.? Sia io che mia moglie siamo allenati e abbastanza esperti di montagna,da quello che ho capito i tempi a\r compresa una pausa veloce per mangiare dovrebbero aggirarsi intorno alle 8 ore,sbaglio?Vi ringrazio fin d’ora e mi complimento per la precisione e semplicità con cui date i consigli.

    1. Ciao Fabrizio, grazie mille per il commento e per i complimenti 🙂 In termini di difficoltà è sicuramente più semplice raggiungere il lago Antermoia tramite il rifugio Micheluzzi dalla Val Duron (noi eravamo partiti da Mazzin e non abbiamo percorso l’ìtinerario specifico dal Micheluzzi, ma abbiamo letto online che è un percorso di circa 6 ore a/r partendo da Campitello di Fassa). L’alternativa da Vigo e passando da Gardeccia invece è sicuramente più impegnativa perchè prevede la salita fino al rifugio Passo Principe per poi affrontare la ripida salita fino al Passo Antermoia, la discesa al lago e rifugio Antermoia, per poi scendere fino a Mazzin e ritornare a piedi a Vigo. Fattibile, ma sicuramente più impegnativo (senza contare la salita al rifugio Re Alberto e Torri del Vajolet, perchè in una giornata sarebbe difficile da inserire, a meno di non prevedere anche una notte dormendo in rifugio).

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