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Death Valley: escursioni e trekking nel deserto Californiano

How could rocks and sand and silence make us afraid and yet be so wonderful?

Edna Brush Perkins, The White Heart of Mojave, 1922

Nella Death Valley ci accoglie questa domanda, stampata su di un cartello al Visitor Center: come possono le rocce, la sabbia e il silenzio farci paura ed allo stesso tempo meravigliarci?

La Death Valley è il luogo più inospitale e caldo del pianeta: qui si è registrata la temperatura record di 57°C, il 10 luglio 1913. Il Parco Nazionale della Death Valley è una terra di estremi, che si sviluppa in California. Estremi che si muovono tra il Badwater Basin, il punto più basso dell’intero Nord America con i suoi 86 metri sotto il livello del mare, ed i picchi delle montagne che circondano il parco, arrivando a quasi 1.800 metri. Senza dimenticare le dune di sabbia del deserto nel centro del parco, che fanno parte dell’immenso bacino della Death Valley.

La Death Valley è una tappa da includere assolutamente in un viaggio on the road negli USA ovest. Si tratta di un parco da percorrere principalmente in auto con l’aria condizionata al massimo, viste le temperature estreme del periodo estivo, ma merita anche di essere vissuto a piedi, lungo alcuni itinerari mozzafiato, ovviamente con le dovute precauzioni.

In questo articolo vi racconterò della nostra visita di due giorni nella Death Valley, nella quale abbiamo vissuto:

  • un tramonto indimenticabile visto dallo Zabriskie Point
  • l’alba mozzafiato dalle dune di sabbia, le Mesquite Flat Sand Dunes
  • il trekking verso la roccia della Red Cathedral, lungo lo Zabriskie Point Trail

Partiamo!

Curiosità sul parco

La Death Valley è il luogo più secco degli Stati Uniti: è infatti caratterizzato dalla più bassa media annuale di precipitazioni rispetto ad ogni altro luogo nel paese. In alcuni anni addirittura non piove proprio mai.

La Death Valley è uno dei luoghi più caldi del pianeta con una temperatura media estiva di 49 °C. Il paesaggio aiuta a plasmare queste temperature estreme. A fondo valle il sole del deserto riscalda l’aria. Poi le alte pareti verticali delle montagne bloccano l’aria calda in fase di risalita e la fanno ricircolare in basso nel fondo della valle per un ulteriore riscaldamento. Questo ciclo provoca quindi le temperature estreme tipiche della valle.

La Death Valley era ricoperta da vari laghi, tra i 500 e i 300 milioni di anni fa. Nel corso delle seguenti ere geologiche, l’acqua è pian piano evaporata a causa di un clima sempre più caldo. Così l’acqua ha lasciato il posto ad ampie distese di sale, come nel Badwater Basin.

Death Valley Badwater Basin

Il bacino centrale della valle continua ad allargarsi a causa dei movimenti della crosta terrestre e qui vi confluiscono detriti, rocce e sabbia portati dall’acqua. Acqua che nella Death Valley non si presenta sotto forma di pioggia (che infatti scende con una media bassissima di 50 mm annui) ma bensì di “floods”, ossia inondazioni dovute ad acqua che scende dalle vette o da quei luoghi dove piove, anche se a chilometri di distanza.

Nel Badwater Basin si accumulano detriti e acqua che scendono dalle vette lontane, proprio perché la pioggia che cade sulle alte montagne in lontananza crea questi flussi di inondazioni. Lungo il suo percorso, l’acqua si arricchisce di detriti e minerali, che si dissolvono dalle rocce. Quando l’acqua arriva nel punto più basso del Badwater Basin si formano dei laghi temporanei. Una volta che l’acqua è evaporata, restano solo i sali solidificati al suolo, per concentrazione da minerali. Dopo migliaia di anni si sono compattati strati su strati di distese di sale, che ormai delineano l’aspetto del Badwater Basin. La maggior parte del sale che si trova nel Badwater Basin è il Cloruro di Sodio, il comune sale da cucina.

La morfologia di queste zone cambia rapidamente. I cristalli di sale infatti si espandono e si infiltrano nelle “mudcrack”, ossia fessure nel fango, e solidificano creando disegni e linee irregolari (cerchi e ottagoni che si vedono nella foto).

Ultima curiosità: il primo resort per turisti nella Death Valley venne costruito nel 1926, lo Stovepipe Wells Hotel. Questo hotel prese il nome dallo storico pozzo situato a 5 miglia di distanza. L’attuale Highway 190 segue il tragitto della strada a pagamento che fu costruita proprio per portare gli ospiti all’albergo.

Come arrivare nella Death Valley

La Death Valley è raggiungibile in circa 5 ore e mezza di auto da Visalia, la città nella quale avevamo alloggiato per visitare il Sequoia National Park (cliccate qui per leggere l’articolo dedicato al Sequoia). Partendo da Visalia abbiamo guidato verso Sud lungo la CA-99 fino a Bakersfield. Da qui abbiamo imboccato la CA-178 verso il Lake Isabella, fermandoci per una breve tappa al museo della Silver City Ghost Town. Abbiamo poi continuato a guidare lungo la CA-178 fino a Ridgecrest, dove si trovava il nostro alloggio per la notte. Una volta lasciate le valigie, abbiamo proseguito fino alla Death Valley, in uno dei tratti più sperduti, deserti e isolati della strada CA-178: da provare!

Da Ridgecrest si raggiunge il Furnace Creek Visitor Center della Death Valley in circa 2 ore e 15 minuti (quasi 200 chilometri di distanza). Consigliamo di pernottare a Ridgecrest se avete intenzione di passare solo una mezza giornata nella Death Valley, partendo la mattina presto proprio da Ridgecrest e proseguendo poi dopo la Death Valley verso Las Vegas.

Death Valley Furnace Creek Visitor Center
Al Furnace Creek Visitor Center (altitudine 58 metri sotto il livello del mare) si registrano usualmente temperature di questo tipo: 114 gradi Fahrenheit, cioè 45,55 gradi Celsius

Ricordatevi di fare benzina prima di entrare nel parco perchè all’interno l’unica stazione di servizio si trova a Furnace Creek, dove ovviamente i prezzi sono molto elevati

Nel nostro caso, pur avendo prenotato l’hotel a Ridgecrest, abbiamo deciso di andare direttamente anche al tramonto della prima sera nella Death Valley. Ecco, un’esperienza pazzesca, che però ci ha poi costretti a tornare “indietro” a Ridgecrest e a ritornare nella Death Valley la mattina dopo all’alba, dormendo solo un paio d’ore. A quel punto sarebbe stato meglio dormire direttamente dentro alla Death Valley, anche spendendo qualcosina in più.

Ridgecrest: dove dormire

A Ridgecrest abbiamo passato solo qualche ora nel pomeriggio prima di dirigerci verso la Death Valley. Una normale cittadina, nel mezzo del nulla, con un tratto di strada principale, sempre la CA-178, costeggiato da numerose catene di supermercati, fast food, distributori di benzina e negozi vari.

Noi abbiamo dormito al Best Western China Lake Inn che vedete nella mappa qui sotto dovete cliccando potete cercare anche altre strutture su Booking:

Booking.com

L’hotel è curato e c’è pure una bella piscina, anche se non l’abbiamo usata perché era in fase di pulizia. Il parcheggio è comodo e davanti alle porte di ingresso delle stanze, tutte rigorosamente al piano terra, come nei motel dei film americani! La camera era pulita, ampia e spaziosa con un bagno molto bello, dotato di molti prodotti per la persona.(cliccate qui per la nostra recensione su Tripadvisor).

Si trova in China Lake Boulevard, a due minuti dal tratto di strada CA-178 pieno di supermercati e ristoranti. Check-in dopo le 15:00 e check-out 24 ore su 24.

A breve distanza dalla Death Valley: Silver City Ghost Town

Come scritto prima, abbiamo fatto una breve tappa di circa mezz’ora in questa piccola città abbandonata. Si tratta di una città fantasma dell’ottocento che venne abbandonata nel 1880 quando terminò la famosa corsa all’oro californiana, e più in generale a vari metalli preziosi. Queste città crescevano e spuntavano come funghi nella California della seconda metà dell’ottocento, rincorrendo le miniere o giacimenti che a mano a mano venivano rintracciati. Una volta che il giacimento era stato svuotato, in questo caso di argento (“silver”), la città veniva abbandonata così com’era perché agli abitanti conveniva ricomprarsi tutto nella nuova città dell’oro o dell’argento che avrebbero scoperto, invece che trasportare tutti i loro averi ogni volta.

A Silver City Ghost Town sono rimasti gli edifici principali, da tipica città del Far West Americano: la prigione, l’osteria, la chiesa. Si respira un clima surreale, forse anche perché siamo le uniche due persone in visita. Un clima surreale di una città ancora “viva”, con i manichini che rappresentano i personaggi dell’epoca: minatori, indiani e cow-boy.

Silver city ghost town on the road

Ingresso nella Death Valley – costo del biglietto

L’ingresso ufficiale alla Death Valley è situato presso il Furnace Creek Visitor Center, dove si può pagare il biglietto di ingresso.

Costo del pass di ingresso per singolo veicolo: 30 $ (valido per 7 giorni).

Come già scritto in questo articolo (alla voce “Annual Pass National Parks”) conviene comprare direttamente il pass annuale dei parchi nazionali USA, se avete intenzione di visitare almeno 3 o 4 parchi.

Cosa vedere nella Death Valley

I punti principali da visitare nella Death Valley si possono raggiungere tranquillamente in auto, lungo la strada CA-190, che si collega alla CA-178 (venendo da Ridgecrest) tramite la Panamint Valley Road, che nella cartina vedete in basso a sinistra. Ovviamente oltre al percorrere la valle in auto, vi consigliamo di scendere e intraprendere un sentiero a piedi per un trekking che difficilmente dimenticherete, come descriverò più avanti in questo articolo.

In questo elenco e nella mappa trovate i luoghi principali che abbiamo visitato in 1 giorno e mezzo, partendo nel pomeriggio del primo giorno da Ridgecrest per arrivare a vedere il tramonto dallo Zabriskie Point e arrivando la mattina seguente all’alba per completare il nostro giro tra le dune di sabbia Mesquite Flat Sand Dunes, la distesa di sale del Badwater Basin, le rocce variopinte dell’Artists Palette e la vista dall’alto della Death Valley dalle montagne di Dante’s view.

Tempo totale: un pomeriggio al tramonto (circa 3 ore) più una mattina dall’alba alle 13 (circa 7 ore, comprensive anche di 2 ore di trekking nello Zabriskie Point Trail).

  1. Badwater Basin
  2. Artists Palette
  3. Zabriskie Point
  4. Mesquite Flat Sand Dunes
  5. Dante’s view
Death Valley Map
Estratto della Death Valley Summer Visitor Guide (che trovate a questo link)

Zabriskie Point

Death Valley Zabriskie Point sunset

La vista ultraterrena che si ammira dallo Zabriskie Point spazia sulle Badlands, la rocciosa landa desolata. Si tratta di “terra cattiva”, come da traduzione, perché qui non crescono piante a causa della siccità estrema.

Lo Zabriskie Point è caratterizzato da un paesaggio di rocce di origine sedimentaria e vulcanica. Le silenziose Badlands sono il risultato dell’azione di acqua e terremoti. Anticamente erano ricoperte da un lago, nominato Furnace Creek, che si è poi prosciugato. Nel lago si accumulavano sedimenti e ceneri vulcaniche, compattandosi sul fondo e creando lo strato di arenarie e siltiti (tipologia di rocce sedimentarie) che costituiscono la Furnace creek Formation. Questo strato di rocce, una volta emerso in superficie a causa dei movimenti della crosta terrestre, è stato eroso dalle piogge, le quali creano potenti canali d’acqua erosivi.

Anche l’azione vulcanica ha influenzato il paesaggio: gli strati neri di roccia sono il risultato di lava colata nell’antico bacino del lago. L’acqua, con le sue elevate temperature, ha poi contribuito a portare minerali come il borace e la calcite. Si stabilirono infatti vicino allo Zabriskie Point ed al Twenty Mule Canyon (in ricordo dei gruppi di “lavoro” composti da 18 muli e 2 cavalli), numerose zone di scavi per l’estrazione del borace. Proprio lo Zabriskie Point prende il nome da Christian Zabriskie, direttore e general manager della Pacific Coast Borax Company, che si occupava dell’estrazione del borace ad inizio novecento. Borace che si presenta come minerale biancastro derivato dai composti del Boro, usato per detergenti, disinfettanti, insetticidi.

Arriviamo allo Zabriskie Point poco prima del tramonto, con una temperatura di 43 °C e l’aria calda che soffia violentemente: ci si sente quasi come ad avere un asciugacapelli puntato in faccia! Lo spettacolo è incredibile, con i riflessi rossi di luce che incontrano le tonalità bianco-giallastre della roccia delle Badlands. E il sole corre velocemente dietro le cime delle montagne che circondano la Death Valley.

Death Valley Zabriskie Point sunset

Una volta calato il sole, cominciano a spuntare le stelle: abbiamo ancora due ore di strada da percorrere in mezzo al deserto e al buio quasi completo, prima di tornare a Ridgecrest. Ai margini della strada ci sono solamente dei segnali riflettenti che ci guidano, sfruttando la luce dei fari dell’auto. Mai visto una strada del genere, la CA-178, ed in piena notte: per 100 e passa chilometri senza città, senza case, senza lampioni. In questi tratti emerge tutta la maestosità della natura, che ci fa provare una sorta di paura ed al tempo stesso di eccitazione di fronte ad essa.

Lo Zabriskie Point è un punto spettacolare, da vedere sicuramente o all’alba o al tramonto. Se poi volete non solo scattare una foto e andarvene, allora c’è un trail che parte proprio dallo Zabriskie Point e si addentra nelle Badlands: ne parliamo qui sotto nella sezione trekking.

Mesquite Flat Sand Dunes

Dopo esser tornati a Ridgecrest verso mezzanotte, dormiamo quasi 3 ore: alle 3 di notte suona la sveglia. La partenza prevista è alle 4, per arrivare nel cuore della Death Valley ad ammirare l’alba. Lungo la strada non è cambiato nulla: è ancora buio pesto e guidiamo per altre due ore senza luci ad accompagnarci.

Avevamo deciso di aspettare l’alba dalle Mesquite Flat Sand Dunes, la zona delle dune di sabbia alte quasi 10 metri. Il Mesquite è una radice che cresce negli USA e in Messico, e dai cui semi si estrae una farina rossa ricca di proteine. Le attraversiamo a piedi per un breve tratto in solitudine per poi sederci ad ammirare i colori del risveglio della natura e a godere della leggera brezza fresca che caratterizza queste prime ore del mattino, anche nel deserto.

Death Valley Mesquite Flat Sand Dunes
Death Valley Mesquite Flat Sand Dunes sunrise

Questa zona della Death Valley ricoperta di sabbia è indicata con il numero 4 nella cartina precedente e si trova vicino allo Stovepipe Wells Village, un’area attrezzata per l’alloggio notturno.

Come tempistiche, le Mesquite Flat Sand Dunes si trovano lungo la CA-190 25 minuti prima del Furnace Creek Visitor Center. Anche in questo caso, come per lo Zabriskie Point, i momenti migliori per una visita sono l’alba e il tramonto.

Badwater Basin

La zona del Badwater Basin, indicato con il numero 1 sulla cartina, si trova a circa 20 minuti di auto dal Furnace Creek Visitor Center. Come descritto prima, il bacino centrale della Death Valley continua ad allargarsi a causa delle fratture lungo la crosta terrestre. Questa zona è chiamata “Basin and Range”, ossia bacino e montagne, perchè la valle centrale è circondata dalle Black Mountains, a est, e le Panamint Mountains, a ovest.

I terremoti che provocano le fratture della crosta terrestre possono causare ulteriori abbassamenti del Badwater Basin. In questo momento è il punto più basso del Nord America, a 86 metri sotto il livello del mare.

L’erosione delle montagne circostanti provoca l’accumulo di detriti nel bacino, e questo contrasta lievemente il suo abbassamento. Il sale che caratterizza il Badwater Basin viene portato nella valle dalle lontane piogge e dall’erosione della crosta terrestre (la quale è costituita da rocce e minerali). L’acqua forma dei laghi temporanei, e la loro successiva evaporazione porta alla formazione di sali.

Death Valley Badwater Basin

Il Badwater Basin si raggiunge a piedi in circa 10 minuti dal parcheggio a lato della strada. Portatevi molta acqua e cercate di effettuare questa passeggiata nelle ore meno calde della giornata. Si tratta comunque di una distesa incredibile, quasi soprannaturale e talmente bianca e lucente che vi sorprenderà.

Artists Drive

Dal Badwater Basin, tornando verso il Furnace Creek Visitor Center, deviate a destra lungo la Artists Drive. Qui si ammirano i sorprendenti colori che possono assumere le rocce nella famosa Artists Palette, una vera tavolozza di colori a cielo aperto.

Death Valley Artists Drive

Più di 5 milioni di anni fa le esplosioni vulcaniche hanno modellato il paesaggio della Death Valley, depositando cenere e minerali. Le strutture dei minerali vulcanici sono poi state alterate chimicamente dall’acqua e dal caldo, con l’introduzione di ossigeno ed altri elementi in quantità variabili. Tra i principali elementi sono stati riconosciuti: ferro, alluminio, manganese, magnesio e titanio. La reazione di questi elementi con l’ossigeno porta alla loro ossidazione, ossia la formazione, ad esempio, degli ossidi di ferro, i quali danno le sfumature di colore rosa e rosso.

L’intensità dei vari colori visti ad occhio nudo dipende dalla luce e dall’orario della visita, dalle nuvole e altri fattori.

Dante’s View

Un punto panoramico magnifico da cui ammirare la Death Valley ed il Badwater Basin dall’alto. Dante’s View è raggiungibile in circa 45 minuti di auto dal Furnace Creek Visitor Center. Un tratto di strada che percorre la CA-190 verso est per poi deviare ed arrampicarsi lungo stretti tornanti fino a raggiungere la quota di 1.500 metri di Dante’s View.

Death Valley Dante's view
Vista sul Badwater Basin da Dante’s View

Dante’s View si trova nella catena delle Black Mountains che delimita il bacino centrale ad est. Questa alternanza da ovest verso est di montagne, valli e di nuovo montagne, si protrae da Nord a Sud tra Idaho, Utah, California ed arrivando al Messico. Il Basin and Range rivela la storia geologica della terra e delle forze che l’hanno plasmata, causando il sollevamento delle montagne e l’abbassamento del bacino centrale.

Death Valley Basin and Range
Cartello didattico a Dante’s View. “You are here” indica proprio la posizione del Dante’s View, da cui si vede il Basin, la vallata centrale, tra le Black Montains a est (verso Las Vegas) e le montagne Panamint Range a ovest.

Trekking nella Death Valley

Se un percorso in auto nella Death Valley non vi soddisfa completamente, abbinateci un percorso di trekking per entrare nei meandri della valle. Trekking che, come ogni altra attività nella Death Valley, va affrontato con estrema cautela, viste le temperature estreme:

  • Acqua: bevetene il più possibile, sia prima sia durante sia dopo il trekking. In generale durante una giornata “tranquilla” nella Death Valley è consigliabile bere 4 litri di acqua: nel caso di un trekking bevetene anche 6 o più;
  • Nel bacino centrale, dove le temperature sono più elevate, affrontate i sentieri di trekking solo tra le 6 e le 9 di mattina. Già dalle 9 in poi il caldo diventa estremo;
  • Caldo e disidratazione: nel caso di giramenti di testa, nausea, mal di testa, fermatevi in un luogo all’ombra e bevete il più possibile, inumidendo anche i vestiti per abbassare la temperatura del corpo.

Alcuni sentieri fattibili da percorrere nelle prime ore del mattino si trovano in prossimità dello Zabriskie Point, come si vede in questa mappa:

Death Valley trekking trails map
Mappa scaricabile dal sito https://www.nps.gov/deva/planyourvisit/golden-canyon.htm

Zabriskie Point trail – Badlands Loops

Distanza: 4 chilometri per l’anello completo

Questo anello si addentra nel cuore delle Badlands, attraversandone le colline, la zona delle antiche miniere di borace e una sezione della gola rocciosa di Gower Gulch (gulch=gola). Il sentiero è più facilmente percorribile e rintracciabile se si affronta in senso antiorario.

Percorrendo il Badlands Loop si ammira il Manly Beacon, uno sperone roccioso così battezzato in onore di William Manly, pioniere americano che nel 1849 effettuò la traversata della Death Valley con un gruppo di cercatori d’oro. Beacon significa faro, e rappresenta la guida che “illuminò” il gruppo di cercatori per trovare la via d’uscita dalla Valle della Morte.

Zabriskie point trail
Vista lungo il Badland Loops: a sinistra si nota lo sperone roccioso del Manly Beacon mentre al centro il blocco roccioso della Red Cathedral composto da arenaria

Golden Canyon Trailhead via Golden canyon

Distanza: 4 chilometri solo andata – arrivo al termine del Golden Canyon sulla Badwater Road. Da organizzare preventivamente per farsi venire a prendere in auto per tornare allo Zabriskie Point.

Il Golden Canyon è in realtà accessibile molto più facilmente da un sentiero che parte appunto dalla Badwater Road. Si lascia la macchina in un parcheggio affollatissimo e si raggiunge la Red Cathedral passando per il Golden Canyon trail di circa 2 km. La Red Cathedral è una splendida formazione rocciosa di arenaria che è stata plasmata con varie forme simili a colonne, pilastri e guglie.

Se invece si decide di raggiungere la Red Cathedral dallo Zabriskie Point il percorso sarà sicuramente più lungo e decisamente meno affollato.

Golden Canyon Trailhead via Gower Gulch

Distanza: 5 chilometri solo andata

Anche in questo si percorre tutto il tratto dallo Zabriskie Point fino al termine del Golden Canyon, arrivando al parcheggio su Badwater Road. In questo caso si attraversa il Badlands Loop ed in seguito il Gower Gulch.

Per un itinerario completo di circa 9 chilometri, si può decidere di tornare indietro allo Zabriskie Point passando per il Golden Canyon e rientrando nel Badlands Loop.

La nostra esperienza di trekking nella Death Valley

Noi abbiamo percorso il Badland Loops con una deviazione verso il Golden Canyon arrivando in prossimità del Manly Beacon. In questo modo abbiamo percorso circa 6,5 chilometri in 2 ore, dalle 7 alle 9 di mattina con una temperatura massima di 44 °C.

Vi dobbiamo però mettere in guardia perché, pur trattandosi di un sentiero breve e apparentemente “facile”, presenta tutte le insidie tipiche del clima torrido della Death Valley. In più, il sentiero è segnalato veramente male. Ad un certo punto ci siamo orientati ad occhio, salendo su una delle colline per individuare in lontananza la direzione da seguire.

Death Valley Badlands Loop
Questo che nella foto sembra un sentiero in realtà è il letto di un flusso temporaneo d’acqua. Flusso che ha scavato la roccia durante una delle sporadiche inondazioni che avvengono nella Death Valley

Abbiamo intrapreso il sentiero vicino allo Zabriskie Point. Ci siamo subito trovati da soli sul sentiero a camminare, mentre allo Zabriskie Point c’era la solita folla di persone. Il senso di eccitazione ci ha forse fatto sottovalutare il sentiero ed infatti abbiamo perso di vista i cartelli segnaletici molto presto (anche se a dire il vero ce ne sono molto pochi). In un modo o nell’altro si riesce a proseguire, tenendo come riferimento il Manly Beacon in lontananza.

Una volta raggiunto il Manly Beacon decidiamo di tornare indietro, sempre ignorando l’esatta posizione del sentiero. Per qualche attimo il caldo sembrava poterci sopraffare, soprattutto quando avevamo terminato le scorte d’acqua e la temperatura cominciava a salire. Inoltre non riuscivamo più a vedere lo Zabriskie Point per seguirne la direzione. Qualche attimo di paura si è così mescolato alla precedente eccitazione, prima di tranquillizzarci e ritrovare l’ultimo tratto di sentiero.

Paura dell’ignoto e di ciò che non si conosce, paura di non farcela e paura della forza della natura. Paura di un luogo troppo affascinante, che ricorderò per sempre, soprattutto per la sensazione di percorrerlo in solitudine. Per i colori delle sue rocce, per la sua somiglianza ad un paesaggio lunare.

Chiudo l’articolo con la stessa citazione con cui avevo cominciato: “How could rocks and sand and silence make us afraid and yet be so wonderful?” Ce ne andiamo dalla Death Valley con questa frase in testa, mentre grondiamo di sudore in macchina e ripensiamo con un sorriso alla paura che avevamo qualche istante prima.

La Death Valley ci ha stupito e ci resterà impressa nella memoria, ai primi posti tra i nostri parchi preferiti dell’Ovest americano.

Alla prossima!

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