Un’escursione invernale con le ciaspole ai piedi è sicuramente uno dei modi migliori per vivere la montagna d’inverno. Se vogliamo prenderci una pausa dalle piste da sci, gli itinerari con le ciaspole ci condurranno in zone montane più tranquille, permettendoci così di percorrere nuovamente gli itinerari di trekking estivi. Gli itinerari con le ciaspole infatti seguono molto spesso i sentieri estivi, portandoci a stretto contatto con la natura incontaminata, ma questa volta ricoperta di neve! L’itinerario di cui vi racconterò in questo articolo è una delle ciaspolate da fare assolutamente nelle nostre Dolomiti. Questo percorso con le ciaspole ci conduce infatti al cospetto dell’imponente Monte Pelmo (3.168 metri). Una facile escursione invernale con le ciaspole da non perdere nella Val di Zoldo, che da Zoppè di Cadore vi condurrà al Rifugio Venezia, proprio ai piedi del Massiccio del Monte Pelmo. Partiamo!
Itinerario da Zoppè di Cadore al Rifugio Venezia
- L’itinerario parte da Zoppè di Cadore (1.461 metri), seguendo le indicazioni per il Rifugio Venezia. Il sentiero da seguire è il nr. 456
- Al primo bivio che si incontra, si prosegue seguendo le indicazioni per il Rifugio Venezia, lungo il sentiero 493
- Ad un certo punto si raggiunge il primo balcone panoramico sul Monte Pelmo: da qui si segue il sentiero 471, che ci conduce direttamente al Rifugio Venezia (1.947 metri)
Percorso totale:
- Dislivello: circa 500 metri di salita;
- Tempo di percorrenza: circa 5 ore complessive per andata e ritorno, soste escluse;
- Difficoltà: si tratta di un percorso semplice e senza tratti particolarmente difficili. Ovviamente l’itinerario percorso d’inverno con le ciaspole fino al Monte Pelmo comporta un tempo di percorrenza maggiore rispetto allo stesso itinerario affrontato d’estate.
Partenza da Zoppè di Cadore
Zoppè di Cadore si trova in provincia di Belluno, a circa 15 minuti di auto da Forno di Zoldo. Arrivando da Belluno, si prosegue verso Longarone: da qui si imbocca il tunnel che ci porta nella Strada Provinciale 251. Superando i vari paesini (Igne, Soffranco e Mezzocanale) si arriva a Forno di Zoldo. Si svolta così verso destra in direzione Zoppè, dopo il bivio con la strada che porta al passo Cibiana (lungo la SP 347) e che collega la Val di Zoldo con la Val del Boite. La strada comincia a salire fino ad arrivare, dopo alcuni tornanti, a Zoppè di Cadore.
Zoppè rientra geograficamente nella Val di Zoldo, ma viene tradizionalmente considerato come parte del Cadore, di cui costituisce il comune più alto e meno abitato (con soli 260 abitanti). In una posizione magnifica, proprio ai piedi dell’imponente Monte Pelmo, Zoppè si trova nella vallata scavata dal torrente Rutorto.
Parcheggio e partenza sentiero 456
Una volta arrivati a Zoppè di Cadore, si può lasciare l’auto in uno dei posti che si trovano a lato della strada, vicini al centro del piccolo paesino.

Da qui si può proseguire a piedi su strada asfaltata fino ad arrivare ad un piccolo spiazzo dove si trovano dei tipici tabià, ossia dei fienili all’interno di casette di legno. Da qui comincia l’itinerario con le ciaspole verso il Monte Pelmo. In realtà in questo primo tratto di sentiero non troviamo molta neve, quindi le ciaspole cominciamo ad indossarle solo più avanti.

Sentiero 493
Dopo un bel tratto di camminata nel bosco innevato, si incontra un bivio, segnalato da questo cartello:

Da qui si prosegue seguendo il sentiero 493 a sinistra verso il Rifugio Venezia. La camminata prosegue nel bosco innevato ed è veramente piacevole, senza grosse difficoltà tecniche.

In più, la giornata è splendida ed il sole batte talmente forte che camminiamo senza giacca per non sudare eccessivamente.

Sentiero 471
Ad un certo punto incontriamo un nuovo cartello indicatore, che dobbiamo seguire per incamminarci lungo l’ultimo tratto di sentiero: il numero 471. In questo punto, ci soffermiamo più del previsto: la vista panoramica si apre infatti incredibilmente, facendoci ammirare tutta la maestosità del Monte Pelmo.


Il Monte Pelmo
Il Monte Pelmo è una delle cime simbolo delle Dolomiti Venete, dato che raggiunge i 3168 metri di altezza. La particolarità di questa montagna è dovuta al fatto che assume sembianze diverse a seconda del versante dal quale la si ammira. Infatti, la vista che si ammira da Sud, venendo da Zoppè di Cadore lungo il sentiero 493 e poi 471, è chiamata il “Caregón del Padreterno“ (che in dialetto veneto significa “seggiolone del padre eterno”).
Questo termine deriva dal fatto che il Monte Pelmo sembra quasi un grande sedile o un trono, i cui braccioli sono la Spalla Ovest e la Spalla Est. Al centro invece si trova il sedile, costituito dal Vant: la parte superiore di un ampio circo glaciale.

In dialetto veneto della Val di Zoldo invece il nome del Monte Pelmo deriva dal termine “Pelf”, ossia peloso, inteso come boscoso. Nei racconti popolari infatti, il Pelmo anticamente era ricoperto da pascoli e vegetazione fitta. Poi gli eventi atmosferici fecero franare la parte centrale del monte, creando il circo glaciale attuale e la forma simile ad un “trono”. Questa storia trova conferma in alcune prove geologiche: sono stati infatti osservati alcuni scoscendimenti, ossia tratti di terreno dirupato, con forte pendio, creatosi in seguito a frane.
Dal Monte Pelmo sono numerose le escursioni da effettuare, tra tutte bisogna citare il Giro del Monte Pelmo, che parte dal Rifugio Passo Staulanza (dovremo sicuramente tornarci in estate per farlo prima o poi!).
Verso il Rifugio Venezia
Una volta superato il cartello indicatore, il sentiero 471 ci conduce al Rifugio Venezia attraverso alcuni saliscendi. In questo tratto di sentiero la vegetazione si apre e lascia spazio ad ampie distese di neve scintillante al sole.



Raggiungiamo così il Rifugio Venezia (1.942 metri di altitudine) dopo circa 2 ore e mezza di cammino non troppo impegnativo. La posizione del rifugio è splendida, trovandosi proprio sotto alla parete Sud del Monte Pelmo. Proprio per questo in effetti mi ricorda la posizione del Rifugio Tissi, anch’esso situato ai piedi di una splendida parete rocciosa: la parete sud-ovest del Civetta (ciccate qui per leggere l’articolo sul nostro trekking estivo al Rifugio Tissi).





Approfittiamo della splendida giornata per goderci una lunga pausa per scattare tantissime foto e mangiare il nostro pranzo al sacco. Poi per il rientro il sentiero da seguire è lo stesso dell’andata. Forse ci attardiamo un po’ troppo per il ritorno, ma gli scorci della luce del tramonto nel bosco creano un’atmosfera davvero niente male.

Se questo sentiero vi è piaciuto, fatecelo sapere nei commenti!